Da qualche decennio il problema del "burn-out" in psichiatria è stato non solo
evidenziato ma anche studiato, nel tentativo di comprenderne le cause e di approntare
eventuali misure precauzionali e di trattamento.
In psicoterpia, al contrario, questo tema non è stato mai esplicitamente affrontato.
Riteniamo che, soprattutto negli ultimi due decenni, l'attività in ambito psicoterapeutico
sia enormemente aumentata, specie nel privato, con lo specifico rischio di fenomeni
di "burn-out". Tali fenomeni, più che in letteratura, sono rilevati in situazioni
di comunicazione personale e privata tra colleghi, salvo qualche raro e drammatico
caso che arriva, purtroppo, alle cronache.
Attualmente non esistono dati precisi riguardanti gli psicoterapeuti operanti
in Italia, possiamo però ipotizzare che circa un 30% dei professionisti che
potrebbero farlo (medici o psicologi) eserciti prevalentemente o esclusivamente
attività psicoterapeutica. Desumiamo questa percentuale da una analisi degli
elenchi degli psicoterapeuti, sia dell'Ordine dei medici, sia dell'Ordine degli
psicologi della Regione Lazio, che ci rivelano il numero degli psicoterapeuti
iscritti. Tale valutazione percentuale tiene conto del fatto che se da una parte
può darsi che non tutti gli iscritti esercitino la psicoterapia dall'altra qualcuno
la esercita senza essere iscritto.
L'area della psicoterapia, per tutti i motivi fin qui esposti, presenterebbe
le caratteristiche di un'area sommersa e quindi soggetta a forte rischio.
Sulla base di queste considerazioni, nel 2002 è stata iniziata una ricerca
basata sull'uso di un questionario interattivo, accessibile online, proposto
a tutti gli psicoterapeuti che fossero interessati a collaborare. L'iniziativa
di un questionario on-line rappresentava una novità per l'utilizzo, del tutto
sperimentale, della rete in un'attività di inchiesta, e ha previsto la collaborazione
di diversi siti di interesse psichiatrico e psicologico: APPUNTI
DI PSICOLOGIA, POL.IT, PSYCHOMEDIA,
PSICONLINE, VERTICI,
oltre che, ovviamente, il sito del Servizio di Psichiatria e Psicoterapia dell'Università
"La Sapienza" di Roma.
A distanza di circa un anno dall'inizio di questa ricerca, e dopo aver pubblicato
i risultati
preliminari di questa prima inchesta, gli Autori hanno ritenuto di aggiornare
lo strumento di indagine, semplificandolo nelle parti di più difficile o controversa
interpretazione. È possibile consultare un'introduzione
generale, che illustra il piano della ricerca in corso.
Ci auguriamo che l'iniziativa abbia un buon riscontro e che siano in molti i
colleghi che vorranno dedicare un po' del loro tempo alla compilazione del questionario,
collaborando in tal modo alla riuscita di un progetto che mira a promuovere
un maggior senso di responsabilità e rispetto per un'attività professionale,
quella dello psicoterapeuta, ancora poco o nulla tutelata nel nostro paese.
Riteniamo altresì preziosa ogni forma ulteriore di collaborazione, come consigli,
suggerimenti, indicazioni bibliografiche o informazioni di altro genere, che
i lettori potranno far pervenire agli autori tramite e-mail.
Prof. Nicola Lalli
Dott. Albertina Seta
Il QUESTIONARIO
risulta diviso, come la versione precedente, in quattro aree:
1) Attività professionale
L'esame di quest'area dovrebbe permetterci un censimento sulle modalità di lavoro.
2) Difficoltà specifiche
Abbiamo ritenuto di evidenziare alcuni degli "eventi spia" che possono segnalare l'inizio di una caduta dell'efficienza lavorativa. Ne abbiamo segnalati sette, ma saremmo grati ai colleghi se volessero segnalarcene altri.
3) Esperienze tra i colleghi
Comprendiamo che questo è un ambito estremamente delicato e soggettivo, e che le risposte potrebbero essere condizionate da un sentimento ovvio e comprensibile di difesa della categoria. In considerazione di ciò, chiediamo ai colleghi di esprimersi con il massimo della sincerità e del rigore.
4) Proposte
A conclusione della nostra indagine, abbiamo ritenuto opportuno un contributo a una fase propositiva, pertanto le domande di questa sezione sono rivolte a evidenziare l'interesse dei colleghi a eventuali soluzioni. Dal canto nostro abbiamo messo a punto un progetto che ci riserviamo, anche per non condizionare le risposte, di esporre appena avremo ottenuto un sufficiente feed-back.
Come è ovvio i dati personali sono strettamente riservati e la forma anonima è stata scelta a tutela della privacy di ognuno.
Chiediamo ai colleghi un contributo ampio, poichè la validità del sondaggio è legata al numero e alla ponderatezza delle risposte.
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